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TristanoS2

ideato e diretto da
LEO KOPACIN GEMENTI E PAOLO ANTONIO SIMIONI

interpreti
SZOFI BERKI
DORKA GRYLLUS
EVA BÁTYAI
MIKLÓS BÉLA SZÉKELY

pianoforte
ZSOLDOS BÁLINT

voce
PAOLO ANTONIO SIMIONI

suono
LEO KOPACIN GEMENTI

produzione
EUACT

post-produzione
EZZTHETIC

Se è vero che il Tristan und Isolde rappresenta l'epitome dell'idillio tra Wagner e Nietzsche, non si può ignorare come le osservazioni entusiastiche di Nietzsche fossero in parte proiezioni del filosofo piuttosto che specchio reale dell'opera Wagneriana. Il celeberrimo Tristan akkord e le sopensioni armoniche, come i momenti quasi dodecafonici del terzo atto indubbiamente erano sconvolgenti ed inattesi per l'epoca e per Nietzsche poterono certo rappresentare l'assoluta ed auspicata autodeterminazione della musica, ma quando si augurava che il il terzo atto del Tristano potesse essere ascoltato senza l'ausilio del testo, in un abbandono dionisiaco capace di introdurre l'uomo nuovo, probabilmente attribuiva a Wagner meriti che forse andavano aldilà delle intenzioni dell'autore. Già prima di terminare il Tristan e ben prima del Parsifal e dell'accusa di essersi accasciato ai piedi della croce, gli interessi mistici di Wagner erano ben presenti così come lo era la certezza, anche nel Tristan, che la musica dovesse asservirsi alla funzione drammatica. Prima del Tristano Wagner aveva scritto l'abbozzo, solo testuale, di un'opera intitolata Der Sieger (in parte ripresa nel 2007 nell'opera di Jonathan Harvey Wagner dream) che celebrava l'amore contrastato e casto tra Savitri ed il monaco buddista Ananda, suggerendo appunto quella deriva mistica che sarà poi sviluppata pienamente nel Parsifal.

Nelle musiche per Tristano S2 si è cercato di riprodurre l' impossibile abbandono dionisiaco confrontando proprio le frequenze del Tristan con quelle del Parsifal. Con l'ausilio degli avanzati algoritmi di un emulatore di spazi acustici, frammenti del Tristano 'risuonano' letteralmmente dentro parti del Parsifal per ottenere un suono teso ed instabile, difficilmente controllabile, ai limiti della distorsione e del feedback. Utilizzando questo processo Il suono non è mai prevedibile, è come plasmare una massa informe che scivola di continuo tra le dita, si deve costantemente cercare di contenerne il carattere violento ed estremo..."la musica non può mai diventare un mezzo anche se la si violenta, se la si vessa, se la si tormenta; come suono, come rullo di tamburo, ai suoi livelli più rozzi e più semplici"...

Il video si sovrappone alla musica ed alla voce senza che alcuno dei tre elementi abbia una rapporto necessariamente significante con l'altro...come nel Teatro Bunraku giapponese i componenti si collocano su tre ideali palchi separati restando distinti e mantenendo le rispettive identità. Le immagini fluttuano su un fondo nero a sottolineare una ieraticità scultorea priva di contesto...presenze indifese che appaiono ritraendosi, ad un tempo eroi o semplici marionette

trailer

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